Biografia
A prescindere da una formazione a base figurativa...
« La mia ricerca è andata di volta in volta evolvendosi costantemente, ne sono testimoni i vari periodi trattati: dal surrealismo all’astratto geometrico, che un tempo era solamente il mezzo per custodire forme euclidee nelle quali veniva eluso qualsiasi accenno alla circolarità: triangoli e rettangoli che sembravano gravitare in campiture luminose, per arrivare ad un altro intervento rivolto esclusivamente alla forma e all’assenza cromatica. Non più il mito saturo di passato che serviva a decorare uno spazio chiuso e ben delineato, bensì un modello componibile per un’area tutta da in ventare o immaginare.
Vario l’interesse di ricerca e di forma, nonché di estetica, mi ha portato verso il mondo della grafica; ho realizzato varie edizioni, tra cui: “the golden rectangle”, omaggio a Fibonacci – 1976; “luce e forma” – 1974; “il segno”, per l’edizione Dueazeta – 1978 e altre.
La collaborazione con architetti, ha contribuito allo sviluppo di altre esperienze, progettando e realizzando “architettura d’ambiente”, mobili scultura di uso quotidiano.
Nella mia ricerca di una suddivisione della superficie piana in spazi, che conservino un assoluto equilibrio anche quando subiscono l’aggiunta fon
damentale emotiva del colore, mi è stata particolarmente utile la presa in considerazione del ben noto rapporto aureo o sezione aurea: il rettangolo i cui lati stanno nel rapporto 1:1,6 ca.
L’opera complessiva lungo tutte le fasi consequenziali nel tempo, non può estraniarsi dall’esperienza estetica che vive come entità trascendentale della forma: nessuno stacco tra il modo, i mezzi di rappresentazione che inventano i modi di “forme pure”, l’idea che connette il tutto.
Ho portato la mia creatività verso spazi mentali che, ancora oggi, mi paiono più ampi e liberi ed emozionanti di quelli che mi può offrire il vissuto e la sua realtà.
Così nascono le mie forme plastiche che si muovono a volte scisse ma, comunque, sempre sature allo stesso tempo, per costruire, su piani diversi, spazi bianchi o colorati.
Si può parlare agevolmente di un materiale espressivo (il legno), e di una operatività basata sulla manipolazione che porta alla sovrapposizione e alla deformazione realizzata con un intervento manuale.»
Nota biografica
Gino Luggi nasce nel 1935 a Bisenti, Teramo. Negli anni Cinquanta studia pittura e scultura tra Roma e Parigi e in seguito vive tra Parma, Mantova e Milano. Sin dal 1964 espone a diverse rassegne in Italia e all’estero affrancandosi da matrici surrealiste per avviare una ricerca sull’astrazione che lo condurrà a realizzare sin dalla metà degli anni Sessanta opere inoggettuali. Nel 1970 viene invitato al Salon d’Automne al Grand Palais di Parigi, dove tornerà nel 1977 e nel 2000.
Negli anni Ottanta lavora sulla partitura geometrica del foglio e comincia ad operare sulla sezione aurea del quadrato, sperimentando anche supporti diversi da carta e tela in funzione della risposta alle differenti sollecitazioni di superfici rigide. La con- seguenza di tale percorso è lo sconfinamento nella tridimensionalità, l’adozione di forme poligonali, l’articolazione spaziale dell’oggetto.
Oltre alla sempre maggiore definizione del rigore mentale e attitudinale cui l’artista sottopone le sue opere, vi è anche l’indagine sulla texture e l’uso del colore; infatti l’adozione dei colori primari e complementari lascia successivamente il campo alla predilezione dei polari bianco-nero, con qualche incursione di acceso cromatismo funzionale all’esaltazione dei nodi tensiostrutturali dell’opera. L’interesse per la costruzione di rilievi mobili si manifesta nei coplanales che agiscono sull’ambiente circostante, esplicano le potenzialità delle dinamiche relazionali dei piani differen- temente tagliati, piegati, sovrapposti secondo direttrici lineari sempre variate, mai inerti. L’oggetto stesso è un sistema di relazioni che si sottrae all’universo chiuso e monodico dell’opera per coinvolgere lo spazio e il referente visivo. Il lavoro sul binario positivo-negativo delle superfici e del doppio registro cromatico assicura l’alternanza dialettica e insieme la sintesi dinamica della struttura creata.
Nel 1995 aderisce al Movimento Madi Internazionale e da questa data partecipa a tutte le manifestazioni dedicate al raggruppamento artistico in Italia e all’estero.
Muore a Milano nel 2015.
L'arte di Gino Luggi
"Si tratta di strutture aperte che aleggiano evocando energie che si proiettano lontano dal senso di stabilità rassicurante, per sprigionare magnetismi tra spazi circoscritti e forze cosmiche traiettorie che captano mondi sconosciuti, vibrazioni collegate a luoghi ignoti, dimensioni imponderabili del visibile."
- Tutte
- Madi
- Ceramiche
- Casa Milano
- Pittura
- Materiali Diversi
- Rilievi
La critica
Fantasie Costruttive Intorno al percorso creativo di Gino Luggi di Claudio Cerritelli
Come spesso accade, analizzando il percorso degli artisti che si sono dedicati all’esplorazione dei linguaggi costruttivi e aniconici, è il superamento della visione naturale a costituire la scelta necessaria per affermare la sintesi ritmica delle forme come strumenti di comunicazione intersoggettiva.
Anche nel caso di Gino Luggi, dopo gli studi di pittura e scultura condotti negli anni Cinquanta a Roma e a Parigi, si va definendo negli anni Sessanta un interesse ad abbandonare iniziali forme rappresentative di tipo surreale e inquiete figurazioni di matrice onirica.
Intorno alla fine di quel decennio si apre infatti un orizzonte di ricerca sempre più sostenuto dal primato della geometria, fonte di verifiche strutturali e di regole matematiche che conducono l’immagine verso la dimensione primaria delle forme costruttive, rigorosamente legate al pensiero progettuale.
Il controllo compositivo dei meccanismi percettivi è affidato ad articolazioni filtrate dalla conoscenza della tradizione astratto-concreta, si tratta di precise disposizioni di armonici equilibri, mai escludendo il respiro lirico e l’orizzonte interiore della fantasia, costante compagna di viaggio dell’artista.
La consapevolezza dei molteplici registri costruttivi che animano i rapporti cromatici diventa nel corso degli anni Settanta il campo di riflessione totale intorno alle potenzialità del linguaggio pittorico.
L’indagine di Luggi si rafforza attraverso lo sperimentalismo di modularità geometriche che esaltano la fenomenologia delle forme elementari, il loro costante e reciproco interagire, avventura costruttiva affidata ad accordi ritmici sempre in procinto di evocare altri spazi, nuove relazioni, infiniti accadimenti. La tradizione dell’astrattismo si rinnova modificando il valore dell’immagine come coscienza della funzione autonoma del pensiero pittorico, sistema dotato di regole che indagano il rapporto tra luce colore e spazio, spingendo la forma ad aprirsi verso il senso ambientale dell’infinito.
“Niente di rigido e di statico – ha osservato Elda Fezzi nel 1974 – è nell’indagine che il pittore sta conducendo”. (...) Luggi “mostra chiaramente di non voler procedere secondo una geometria descrittiva dello spazio; anzi, egli tende a decondizionare la superficie dagli appiombi e dai piani regolari, dal peso di gravità”. La tensione a portarsi al di là della superficie dipinta suggerisce la possibilità di conformare il supporto (tela, carta, legno, stoffa) all’idea di sconfinamento dai limiti convenzionali del quadro, per captare interferenze luminose e reazioni cromatiche tra elementi in reciproco dialogo.
Catalogo della mostra personale di Gino Luggi
Catalogo della mostra personale di Gino Luggi
Fantasie costruttive. L'aspetto ludico della geometria.
LibrolibroVolume a cura di Paola Cortese, Giuseppe Rosa. Testo critico Claudio Cerritelli. Annotazioni Paola Cortese. Poesie Gino Luggi. Antologia di testi critici Riccardo Barletta, Giorgio Di Genova, Elda Fezzi, Carlo Franza, Maria Pia Lucchini, Gino Luggi, Ezio Maglia, José A. Noak, Marco Pelosi, Nino Portoghese, Paola Silvia Ubiali, Annibale Vanetti, Alberto Veca. Fotografie Gianni Basso, Marzio Bondavalli, Renzo Paolini. Grafica e stampa Publi Paolini, Mantova Ringraziamenti Eristeo Banalia
Madi
Il percorso di avvicinamento al movimento Madi da parte di Gino Luggi prende le mosse da lontano. Da anni, di fatto, le opere di Luggi, senza un baricentro, libere dagli schemi, oltre forma e colore, in una tensione rivolta al rinnovamento. Vi aderì nel 1995 quando a Milano il movimento artistico ruotava intorno alla figura della gallerista Anna Canali, mecenate e “segretaria” del gruppo italiano nella sua casa-galleria di via Mecenate.
A differenza delle origini, a Buenos Aires, o della fase europea, parigina, il nuovo movimento Madi internazionale non prevedeva confronto tra gli artisti se non durante le mostre, numerose, da Madrid a Budapest tra le altre. (p.c.)
Mantova
Visse a lungo a Mantova Gino Luggi, nella casa dell’amico e collega Giuseppe Rosa, dove, personalmente, si occupava della cura dell’orto da cui traeva le verdure per la sua alimentazione sempre molto attenta.
Questo fu un periodo di grandi mostre in prestigiosi spazi pubblici come palazzo Ducale e la Casa del Mantegna. Di Mantova gli piaceva tutto, in primis le bellezze artistiche e, volentieri, soprattutto alla sera, amava perdersi per le vie e le piazze della città per godere delle perle del Rinascimento italiano. (p.c.)
Materiali diversi
«Il nero di Luggi fugge da ogni significato poetico o simbolico, per diventare luogo estremo in cui la forma può ancora essere capace di contenere, trattenere la luce.»
Nino Portoghese e Annibale Vanetti
“Lontane visioni che formano le componenti psicologiche di questo muoversi cauto fra forma-idea rigorosa e movimenti dell’immaginazione. Luggi, per di più, conosce i valori di altri strumenti e materie, di altre scritture, oltre la conformazione pur sempre affascinante della pittura-pittura. I suoi strumenti sono stati talora anche diversi dalla tela e dal colore a olio; egli ha mostrato di saper usufruire di una libertà e di un interesse non superficiali per altri supporti carta grezza, legno, ecc. e altri materiali “quotidiani”, “poveri”, stoffe, ritagli che possono acquisire una “forma” singolare “
Elda Fezzi
« L’artista ritrova la magica vita di antiche stagioni nelle apparizioni subconsce di elementi indefiniti e sospesi, nella levitazione medianica di forme surreali, nell’iridescente seduzione di toni astrali. Interiori modulazioni coscienziali ammiccano nel balenio dimensionale delle scultoree “personificazioni” geometriche, nelle quali l’angoscioso, l’utopistico, l’onirico cesellano un’incisiva e penetrante indagine psicologica... Gli elementi figurativo-spaziali s’intrecciano con tanta grazia nelle composizioni, sature di un fervido moto dell’anima, che la tacita vicenda dialettica si placa, è alleggerita da una limpida trasparenza di strutture librate in una luminosità equorea»
Marco Pelosi
Men sana in corpore sano
GINO LUGGI è stato anche un grande sportivo.
Per diversi anni è stato campione nazionale di judo.
A Parma gestì la sua prima palestra e anche nel periodo milanese continuò, in parallelo all’attività artistica, l’insegnamento dell’arte marziale. Ogni mattina, per prima cosa, si dedicava alla ginnastica, almeno per un’ora. Teneva moltissimo alla cura del suo corpo prestando molta attenzione anche all’alimentazione, sana e, il più possibile genuina.
Si può sintetizzare in una parola: rigore. A dispetto dello stereotipo dell’artista genio e sregolatezza, Luggi, terrorizzato dalle malattie, conduceva, a suo modo, una vita da “asceta”, dedito allo studio delle filosofie orientali, sempre con grande controllo. (p.c.)
Parigi
Parigi è sempre stato il sogno di tutti gli artisti. Anche Gino Luggi, negli anni Sessanta, si trasferì nella capitale francese e visse un’esperienza autenticamente bohémienne frequentando il cenacolo di Pierre Ramelle, in rue Saint Pierre.
Fu proprio una bella avventura. Il maestro ospitava in casa propria alcuni degli allievi che, allora, praticavano il figurativo. In molti, abitualmente, dormivano e mangiavano nell’atélier. Il sabato tuttavia, tolti i cavalletti e ripulito lo spazio, andavano a fare la spesa: ostriche, champagne e altre prelibatezze, così tutti insieme festeggiavano la giornata. È in quel contesto che Luggi scoprì e amò Rodin. (p.c.)
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Esposizioni
Elenco delle esposizioni ed eventi d’arte nazionali e internazionali di Gino Luggi
Esposizioni personali (selezione)
- Galerie Nombre d’Or, Parigi, 1964; Galerie Les Lettres et les Arts, Mentone, 1973 Colore-luce, Cremona, Galleria Poliedro, 1974; Galerie des Ètats-Unis, Cannes, 1975; Serigrafie e Collages, Grand Hotel di Rimini, Salone delle Esposizioni, 1975; The golden retangle, omaggio a Fibonacci, Milano, Galleria Arte Struktura, 1976; Linee seguenti, Como, Galleria La Colonna, 1982; Serigrafie e Collages e Ceramiche, Rimini, Hotel Imperiale, Salone delle Esposizioni, 1982; Luce e Forma, Padova, Galleria Adelphi, 1986; Spazio per un artista, Lissone (MI), Galleria Radice, 1987; Ricerche recenti di Gino Luggi, s. i. l., Spazio Solomoda, 1990; Gino Luggi, Rilievo-Luce, Milano, Galleria Arte Struktura, 1993; Gino Luggi, Madi opere, Venezia Mestre, Verifica 8+1, 1997; Gino Luggi e le leggi invisibili dello spazio, Brescia, Galleria De Clemente, 1999; Gino Luggi e le leggi invisibili dello spazio, Verona, Galleria ScalArte, 1999.
Videografia “Studio Luggi – Arte Madi”. YouTube video. Postato da “Balandino Di Donato”. 01 marzo 2010.
Disponibile a questo indirizzo.
Esposizioni collettive (selezione)
- Salon d’Automne 1970, Parigi (Francia), Grand Palais, 1970; I° Mostra- Concorso Nazionale di pittura, grafica, incisione, Piombino, patronato dell’accademia internazionale di S. Marco di belle arti – Lettere e Scienze,1971; Ferrara, Galleria d’arte moderna Alba, 1972; Geometrie di luci, Roma, Artecom, 1973; E×position échange culturel France-Italie, Antibes Juan-Les-Pins (Francia), Galerie d’Art Azuréenne, 1974; Monocromie Geometriche, Milano, Galleria Nuovo Sagittario, 1976; Salon d’Automne 1977, Parigi (Francia), Grand Palais, 1977; Nuove ricerche, Torino, Palazzo dell’Arte, 1982; 3° Biennale d’arte Città della Spezia, La Spezia, 1983; I segnalati Biennale 1983, Torino, Palazzo della società promotrice di belle arti, 1983; Una mostra a più mani, Lissone (MI), Galleria d’Arte Radice, 1988; Madi Internacional: 50 anos déspues, Saragozza (Spagna), Centro St. Ignacio de Lo- yola, 1996; Madi movimento inter nazionale Madi Italia, Milano, Galleria Arte Struktura, 1996; ArteBA99, 8° Feria de Galerías de Arte, Buenos Aires (Argentina), 1999 (con Arte Stru- ktura, Milano); Hommage de Madi à Gorin, e×position du centenarie de la naissance di Jean Gorin 1899-1981, Château de La Groulais, Blain, (Francia), 1999; Da Madi a Madi 1946-1999, Varese, Civica Galleria di Gallarate, 1999; Movimento Madi, all’alba del terzo millennio, Portici (NA), Reggia di Portici, 2000; GeometricaMente, Incontro d’arte contemporanea, Correzzola (PD), Corte Benedet- tina, 2000; Parigi (Francia), Espace Eiffel Branly, 2000; La ricerca dei materiali, tra misura e sconfinamento, Mantova, Palazzo Ducale, Ap- partamento di Isabella d’Este in S. Croce, 2000; Arte Madi Internacional, fin de milenio, Spagna, s. i. l., 2000; Madi, movimento, astrazione, dimensione, invenzione, Napoli, Villa Bruno, 2001; Madi e realtà, Mantova, Casa di Rigoletto, 2002; Arte Madi Italia, opere dal 1991-2002, Pieve di Cento (BO), Museo delle generazioni italiane G. Bargellini, 2002; Universo esprit de géométrie, San Nicola La Strada (Caserta), Real Convitto Borbo- nico, 2004; Periplo, Blu mare oltremare profondo, tre toni per tre percorsi nel blu, Rassegna d’arte contemporanea, Siracusa, Associazione culturale l’Arco e la Fonte, 2005; Arte Madí Internazionale, Milano, Spazio Lattuada, 2006
Esposizioni collettive (selezione)
- La visione negata, Siracusa, Associazione culturale l’Arco e la Fonte, 2006; Festival SupreMADIsm, Mosca (Russia), Museo d’Arte Contemporanea, 2006; Zagara e Rais, Incontri arabo mediterranei d’Ispica, Ispica (RG), E× chiesa della Scia- bica, 2007; Internazionale Madi a Verona, Verona, SpazioArte Pisanello, Fondazione G. Toniolo, 2008; L’Arte costruisce l’Europa: costruttivismo, concretismo, cinevisualismo e Madi inter- nazionale per l’unificazione europea, Desenzano del Garda (BS), Galleria Civica Gian Battista Bosio, 2008; Teorie del Madí, Milano, Galleria Scoglio di Quarto, 2008; E×position Bichrome Madi, Montigny le Bretonneu×, Parigi (Francia), Conservatoire des Arts, 2009; Madí, arte come invenzione, Bergamo, Galleria Marelia, 2009; Complementarità Madi, Napoli, Castel dell’Ovo, 2010; Noir et Blanc Madi, Bergamo, Galleria Marelia, 2010; Noir et Blanc Madi, Bergamo, Spazio Arte Hangar Audi, 2010; Noir et Blanc Madi, Bergamo, Hotel Mercure, 2010; Arte per Arte, Dente per Dente, Milano, Spazio Crispi Tre, 2010; Carmelo Arden Quin & Co., Cholet (Francia), Musée d’art et d’histoire, 2011; Conscience Polygonale - de Carmelo Arden Quin à Madi Contemporain, Carros (Fran- cia), CIAC - Centre International d’Art Contemporain Château de Carros, 2011; Arte a Mantova, nuove ricerche 2000/2010, Mantova, Casa del Mantegna, 2011; Hommage à Vantongerloo av Madi, Sarvisvaara (Svezia), Nattavaara-Akademin, Cen- tre Culturel International, 2012; Movimento Madi. Una geometria oltre le regole, Lovere (BG), Atelier del Tadini - Ac- cademia di Belle Arti Tadini, 2012; Design, Palermo, Galleria Lupo’, 2012; Spazi, confini e territori: luoghi, movimenti e tendenze dell’arte contemporanea, Mi- lano, Spazio Laboratorio Hajech – Liceo Artistico Statale di Brera, 2013; Madi, Petit Format, Osaka (Giappone), MI Gallery, 2015; Arte Madi Internazionale, Terlizzi, Pinacoteca Michele de Napoli, 2016.
Poesie di Gino Luggi
Con la poesia l’uomo intraprende un cammino di scoperta, entra in contatto con la bellezza del mondo, con le sue infinite meraviglie.
-
Una goccia ha pianto
Una goccia
ha pianto.
Alberi radi
cielo terso,
perla d’amore
ombra riflessa:
una goccia ha pianto.
Milano – dicembre ’73 -
Non saprò mai
Non saprò mai
Non saprò mai
chi t’ha chiamato prima di me,
non saprò mai
chi t’ha voluto
bene, chi ti ha sorriso,
non saprò mai
chi ha cancellato
la tua ombra,
non sentirò più
i tuoi passi asonnati,
non passerà più
nella mia mente
il ricordo lontano;
tutto si è fatto
opaco, e la mia mente
ancora ti cerca:
fra la nullità
del destino che avvolge
l’ultimo sguardo,
una carezza
uccisa dal vento.
MI – 18 maggio ’75 -
A Flajano
Figlio
di umile terre d’Abruzzo
che passato breve
il tuo, ora
per sempre
ti apre le braccia
sotto un manto
di morbida terra.
Milano – settembre 1993 -
Imago
Rendere visibile
ciò che non vediamo
con gli occhi,
delle immagini
che però esistono
anche se non hanno
un nome,
il nome viene dopo,
se riusciamo a darglielo.
Milano – venerdì 29 sett. -
La voce muta
Il primo,
tocco di campana,
e segue l’altro
più mite,
ed ancora altri
altri ed innumerevoli;
suoni sommessi, tristi,
cupi, celati,
nell’eco stesso,
e portano,
l’angoscia di chi ha,
il cuore infranto.
Per l’ultima volta il sole splende
a quegli occhi ????
sulla bara,
ornata festa:
ma è la festa
degli Angeli
che si elevano
con lo stesso profumo
verso il cielo, e
portano nel riposo eterno:
il suono dell’ultimo rintocco,
il profumo dell’incenso
e dei fiori,
e il candore
della giovane madre
che abbandona
ciò che tutto muore.
Parma – 20 ottobre ’71 -
Domenica dei poeti
Non canterà più
la tua ombra
nella sera, solo
un sibilo di vento
si nasconde nel buio, e non coprirà
i miei passi lenti
a contemplare l’ebbrezza della notte,
fra le notti
di una estate regina: poveri poeti
oscuri come silenzi.
MI – 12 gennaio ’75